I COSTI SOCIALI DELL’OBESITA’

Ogni malattia comporta degli effetti negativi più o meno gravi non solo sulle condizioni di vita di chi ne soffre, ma anche su quella dei familiari e, indirettamente, sulla collettività. L’obesità, in particolare, ha un impatto rilevante sulla società: l’incidenza economica negativa deriva dai costi dei sistemi sanitari (farmaci e ospedalizzazioni per la malattia stessa e per le sue complicazioni), dall’assenteismo nel lavoro e dalla ridotta performance lavorativa.

L’Obesità e le sue complicanze contribuiscono in misura molto rilevante alla spesa sanitaria dei Paesi Occidentali. Oltre ai costi sanitari diretti, occorre valutare anche quelli derivanti da una ridotta produttività lavorativa, sia come giorni di lavoro persi che inabilità ad alcune mansioni, e un incremento degli incidenti sul lavoro e del pensionamento anticipato. Il costo sociale dell’obesità è quindi enorme: in alcuni Paesi europei raggiunge l’1% del prodotto interno lordo e rappresenta il 6% della spesa sanitaria diretta.

In Francia, ad esempio, il costo diretto delle malattie correlate all’obesità (compresi assistenza sanitaria personale, assistenza ospedaliera, servizi medici e farmaci) ammonta al 2% circa della spesa sanitaria totale. In Olanda, la proporzione della spesa totale per l’assistenza medica di base imputabile a queste patologie è intorno al 3-4%. In Inghilterra, si stima che il costo finanziario annuale per il trattamento dell’obesità ammonti a 0,5 miliardi di sterline a carico del Servizio Sanitario Nazionale e abbia ripercussioni a livello economico nell’ordine dei 2 miliardi di sterline. Il costo umano stimato è di 18 milioni di giorni di malattia all’anno e 30.000 decessi all’anno, che determinano una perdita di 40.000 anni di vita lavorativa e un accorciamento della vita di nove anni in media. Si calcola che in Italia siano 4.898.496 le persone adulte obese (prevalenza = 9,9%) con un costo sociale annuo stimato intorno al 6,7% della spesa sanitaria 15! ! pubblica.

È stato calcolato che nella maggior parte dei Paesi Occidentali una persona obesa costa al sistema sanitario il 25% in più di una persona normopeso. In Italia i costi sanitari diretti dell’obesità sono stimati in circa 23 miliardi di euro l’anno (dati 2003). Si stima che la maggior parte di tali costi (più del 60%) sia dovuta a ricoveri ospedalieri e ciò indica quanto l’obesità sia la reale responsabile di una serie di gravi patologie cardiovascolari, metaboliche, osteoarticolari, tumorali e respiratorie che comportano una ridotta aspettativa di vita e un notevole aggravio per il Servizio Sanitario Nazionale. I costi indiretti (dovuti alle morti premature, alla riduzione della produttività lavorativa e ai relativi guadagni) sono doppi rispetto a quelli diretti. Si stima, per esempio, che la Spagna spenda per l’obesità in totale circa 2,5 miliardi di euro ogni anno. Anche se sono più difficili da quantificare in termini finanziari, devono essere considerati tra i costi attribuibili all’obesità, anche altri costi intangibili, come per esempio il minor rendimento scolastico, la discriminazione lavorativa, i problemi psicosociali e la scarsa qualità della vita. I soggetti obesi senza lavoro sono molto più numerosi di quelli con peso normale perché i datori di lavoro preferiscono assumere soggetti non obesi, da cui si aspettano una maggiore produttività e meno giorni di assenza dal lavoro. Negli Usa, per esempio, la percentuale di donne bianche gravemente obese disoccupate è del 40%, contro il 30% di quelle con peso normale.

 

I TRATTAMENTI DELL’OBESITA’:

LA VALUTAZIONE DEL PAZIENTE OBESO Per determinare l’obesità di un soggetto si devono considerare vari fattori, come il BMI, le pliche, la circonferenza fianchi, circonferenza vita, la composizione corporea, valori strettamente correlati con lo stato di salute. Esistono due tipi di obesità: Il tipo viscerale (centrale o androide) è caratterizzato da accumulo di grasso all’interno della cavità addominale e toracica ed è tipico 16! ! degli uomini. Il tipo periferico (sottocutaneo o ginoide) è caratterizzato da accumulo di grasso sotto la cute, specialmente a livello dei glutei e delle cosce ed è tipico delle donne. Il peso corporeo, di per sé, non è una misura sufficiente a fornire una valutazione del grado di soprappeso e di obesità.

L’indicatore più utilizzato nella valutazione clinica e nella classificazione di queste due condizioni è l’indice di massa corporea (BMI = Body Mass Index). IL BMI è un valore numerico ottenuto dal rapporto del peso espresso in chilogrammi (Kg) e l’altezza espressa in metri (m) al quadrato: BMI = Kg/m 2 Pur essendo correlato alla massa grassa di un soggetto, la sua capacità predittiva, non è estremamente elevata dato che è in grado di spiegare solo il 50-60% della variabilità della percentuale di grasso. Per questo motivo, non permette di discriminare tra massa magra e adipe; infatti, a parità di peso e altezza, con il solo BMI non è possibile determinare la composizione corporea: un soggetto con un’elevata massa muscolare, come ad esempio un culturista ha lo stesso BMI di un soggetto obeso di tipo I, ma la composizione corporea è molto diversa, la massa muscolare pesa di più della massa magra.

L’importanza clinica del BMI risiede nella sua stretta associazione con il rischio di morbilità e mortalità. Nella valutazione del paziente obeso e del suo stato di salute è importante considerare non solo il BMI, ma anche la distribuzione del tessuto adiposo, è scientificamente provato che un’eccessiva quantità̀ di grasso a livello addominale è un importante fattore di rischio per la salute, indipendentemente dal BMI. Categoria di peso BMI (Kg/m2 ) Rischio di morbilità e mortalità Sottopeso < 18,5 Basso (ma altri problemi di salute) Normale 18,5 − < 25 Medio Sovrappeso 25 − < 30 Aumentato 17! ! Circonferenza vita La semplice misura della circonferenza vita (WC) è un ottimo parametro, forse il migliore, correlato alla distribuzione del grasso addominale nell’adulto maschio (27). Tale semplice misura è rilevabile all’altezza del punto medio tra arco costale e cresta iliaca. Sono stati definiti dei limiti, per gli uomini (102 cm) e per le donne (88 cm), oltre i quali si osserva un rischio aumentato di malattie metaboliche e cardiovascolari . Non si tratta di una misura che sostituisce il BMI, pur correlandosi con esso molto bene, ma di un nuovo approccio che fornisce informazioni aggiuntive circa lo stato di adiposità e della sua distribuzione. E’ importante sottolineare che la misurazione della circonferenza vita è utile solamente per le persone che hanno un BMI minore di 35. Al di sopra di tale valore la circonferenza vita non aggiunge alcun potere predittivo di malattia e per questo non è necessario misurarla. Obesità: 1o 2 o 3 o 30 − < 35 35 − < 40 ≥ 40 Alto Molto alto Estremamente alto

RISCHIO PER LA SALUTE CIRCONFERENZA VITA (cm) UOMO DONNA NORNALE <94 <80 AUMENTATO 94−102 80−88 ELEVATO >102 >88 18! !

Circonferenza fianchi La misura del giro fianchi (HC) presa a livello dei trocanteri, nella zona di massima larghezza, dove la massa è più prominente. È utilizzata quasi esclusivamente per calcolare il rapporto vita-fianchi il quale sembra essere un ottimo indice antropometrico di rischio per diabete mellito, ipertensione arteriosa, iperlipidemia, calcolosi della colecisti, osteoartrosi. Tali complicazioni e associazioni sono di gran lunga più frequenti nell’obesità centrale (o viscerale o androide) caratterizzato dal deposito di adipe a livello soprattutto addominale e riconoscibile per un rapporto vita-fianchi superiore a 0.85 nella donna e a 1 nell’uomo, rispetto a quanto avviene in quello cosiddetto periferico (o sottocutaneo o ginoide) che si differenzia dal precedente per un rapporto inferiore a 0.85 nella donna e 1 nell’uomo. RISCHIO AUMENTATO UOMINI WHR ≥ 1 DONNE WHR ≥ 0,85 Plicometria La misura delle pliche cutanee (SFT) rappresenta un valido aiuto in questa direzione. Alcuni dei limiti che presenta potrebbe essere dovuti all’insufficiente standardizzazione della metodica. L’aspetto più interessante per cui è usata è la possibilità di ottenere la percentuale di massa grassa (%FM) in breve tempo, in particolare attraverso l’equazione di Siri. Si prendono quattro misure (bicipite, tricipite, sottoscapolare e sovra-iliaca) e si fa il logaritmo della loro somma. Con delle correzioni per età e sesso si ottiene la percentuale. Correla inoltre molto bene con lo stesso valore ottenuto mediante impedenzometria

Entrambe queste metodiche però, pur essendo concordanti tra di loro, non lo sono con la DEXA, uno dei metodi di riferimento. Le maggiori 19! ! discordanze riguardano proprio la stima della percentuale di massa grassa negli obesi Le pliche sono un aiuto nell’identificare un eccesso di massa grassa e non un semplice sovrappeso, nel valutare la distribuzione di questo grasso, o eventuali anomalie dovute all’età, alla razza, al sesso, alla struttura fisica. Quantità dei lipidi espressi in percentuale corrispondenti alla somma delle quattro pliche cutanee (bicipide, tricipide, sottoscapolare, sovrailiaca PLICHE MASCHI (età in anni) FEMMINE (età in anni) (mm) 17-29 30-39 40-49 50 + 16-29 30-39 40-49 50 + 15 4,8 10,5 20 8,1 12,2 12,2 12,6 14,1 17 19,8 21,4 25 10,5 14,2 15 15,6 16,8 19,4 22,2 24 30 12,9 16,2 17,7 18,6 19,5 21,8 24,5 26,6 è 14,7 17,7 19,6 20,8 21,5 23,7 26,4 28,5 40 16,4 19,2 21,4 22,9 23,4 25,5 28,2 30,3 45 17,7 20,4 23 24,7 25 26,9 29,6 31,9 50 19 21,5 24,6 26,5 26,5 28,2 31 33,4 55 20,1 22,5 25,9 27,9 27,8 29,4 32,1 34,6 60 21,2 23,5 27,1 29,2 29,1 30,6 33,2 35,7

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